venerdì 19 ottobre 2012

Unhcr: rinnovato l’appello urgente per maggiori aiuti umanitari ai rifugiati.

Ginevra: durante l’incontro annuale del comitato esecutivo dell’Unhcr, l’assistente dell’Alto commissariato per la Protezione Erika Feller ha rinnovato l’appello per una maggiore volontà politica da parte degli Stati e per maggiori fondi per assistere i 42.5 milioni di rifugiati, richiedenti asilo, sfollati e apolidi, a seguito del recente acuirsi delle emergenze umanitarie in Africa e nel Medio Oriente.
Esodi di massa si sono verificati in Siria, in Sudan, in Mali e nella Repubblica Democratica del Congo, per un totale di 700.000 rifugiati in più solo questo anno.
“La volontà politica degli Stati di risolvere il problema è più che altro simbolica e ci sono prove preoccupanti dell’atteggiamento prevalente tra gli Stati, del tipo -Sì, comprendiamo la vostra situazione, ma per favore risolvetela da qualche altra parte -”, denuncia Erika Feller, che sottolinea anche quanto l’Unhcr sia a corto di fondi, tanto che recentemente ha dovuto chiedere ulteriori 40 milioni di dollari per i rifugiati congolesi e 106 per quelli siriani. Ricorrendo all’esempio del Mali, la signora Feller spiega che i Paesi confinanti, preoccupati dalla vicinanza di vasti campi profughi ai loro poco difesi confini, offrono la minima assistenza agli sfollati. Una carenza dei fondi e le difficoltà nel raggiungere le aree più remote significa che è estremamente difficile proteggere i rifugiati e in particolare impedire che i bambini siano reclutati come bambini soldato o sfruttati sessualmente.
Inoltre, continua Erika Feller, c’è urgente bisogno di luoghi di reinsediamento, in quanto attualmente una sola sistemazione è disponibile ogni 10 rifugiati. Questo appello fa eco a quello lanciato il 1° ottobre dall’Alto commissario per i rifugiati António Guterres, che aveva esortato gli Stati a fare di più per aiutare quei Paesi che ospitano il maggior numero di rifugiati, ivi compresi fondi per il sostegno all’integrazione nel Paese ospitante.
“Assistere e proteggere coloro che ne hanno bisogno deve implicare un approccio che dia primaria importanza alla compassione umana, – continua Erika Feller. – Lavorare per i rifugiati significa aiuto e sviluppo, è una rete legale di convenzioni, diritti umani, leggi nazionali e richieste di asilo, e il reinsediamento è il suo focus. [...] Bilanciare queste realtà rendendo giustizia alle storie individuali è una delle sfide più grandi della protezione dei rifugiati”.
(Samantha Falciatori - corriere immigrazione)

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